giovedì 16 febbraio 2012

La stanza della duchessa

«Si racconta di un amore mancato. Si racconta di centinaia di scarpe acquistate solo per poterlo vedere. Si racconta di una famiglia frapposta da sempre al loro amore. Si racconta della solitaria morte di una duchessa circondata da quelle calzature che sole le ricordavano lui»
Recita la targa al numero 8 di via D.Malinconia.
“È una storia vera mamma?”
“Non saprei cara, quando arriverà la signorina potrai chiederglielo. Forse lei saprà risponderti”.
“Scusi…”, mi appendo ad una manica azzurra. Voltandosi, dalla gialla matassa di capelli, fa capolino il viso di una signora truccatissima, con labbra e occhi pestati di marrone; la guardo dall’alto al basso: porta tacchi altissimi e un foulard colorato al collo. Mi scruta: “Dimmi pure…”.
“Volevo solo capire, quella storia della duchessa e del calzolaio, quella storia lì” dico puntando l’indice alla targhetta appesa al muro, “è una storia vera? E poi, è successo proprio qui?”
La signora bionda, truccatissima con labbra e occhi pestati di marrone, tacchi altissimi e un foulard colorato al collo mi sorride: “Tieni -mi porge un foglietto- qui è raccontata tutta la storia!”.
La storia dei duchi di Malinconia ha inizio molti anni fa. Ma la vera storia, la storia d’amore, la storia che tutti amano leggere e raccontare, storpiare e decorare ha la sua data. Era il lontano 1878, l’ 8 dicembre del 1878 quando Desirée, futura duchessa del ducato di Malinconia, scendendo le scale di Santa Maria in Colle poggiò maldestramente il piede e ruppe il tacco della scarpa. Capricciosa com’era, non si riuscì in alcun modo a distorcerle l’idea di doverla aggiustare subito; bisognava correre di necessità dal calzolaio più vicino, e che fosse anche “il più bravo!”, per farle sistemare entro la sera stessa la calzatura. Camminando e zoppicando in gran fretta la signorina Desirée e le sue accompagnatrici arrivarono fin da Marco, mastro calzolaio. Fu in quel momento che i due si innamorarono: lui di lei, lei di lui. Il tacco non risultò più così importante come lo era stato fino a poco tempo prima e da quel giorno numerose calzature divennero oggetto di riparazioni, modifiche, cambiamenti…
-“Sofia muoviti! È tornata la signorina!” Impaziente scorsi il resto del racconto:
…dopo le prime visite dal calzolaio, Desirée iniziò a pensare di essersi ingannata, volle credere, e fece di tutto per convincersene, che non fosse realmente possibile un amore come quello, un amore che lei stessa spesso definì ‘platonico e assurdo’ per la natura del rapporto che la legava al mastro. Nel tentativo di riuscire a dimenticare l’uomo che tanti scompensi le aveva provocato nel cuore, Desirèe rese i suoi ‘bisogni calzolai’ sempre più rari. Ella, solo dopo aver constatato la vera dipendenza d’amore e l’inguaribile desiderio, venne a sapere del matrimonio di Marco con una donna del paese. Lasciata sola e disillusa nel suo sogno di gioia decise di abbandonarsi, dopo poco tempo, alle spinte della famiglia affinché sposasse un uomo che non amava e che non conosceva. A Desirée, ormai lontana da ogni speranza di felicità, restò solo la gioia procuratale dal comprare scarpe, dal poter vedere il suo calzolaio e unico vero amore dietro il bancone della bottega. La stanza della duchessa, luogo in cui ella accatastò per anni scarpe su scarpe, unica distrazione di un’esistenza ormai priva di affetti, è questa che voi ora potete vedere e frequentare liberamente. Se, camminando tra gli scaffali del negozio, doveste sentirvi colti da una lieve malinconia, pensate a Desirèe che per anni non trovò altro antidoto alla propria tristezza che nelle scarpe di questo stesso negozio.
“Eccomi! Stavo leggendo la storia del negozio” dissi. “Il 34 mi sembra che vada bene!” aggiunsi.
“Ne sei sicura?La signorina le ha cercate in magazzino fin’ora..”
“Sicurissima mamma”, non avevo alcun dubbio.
“Allora, signora, se intanto volete finire il giro in negozio gliele porto in cassa!”. Ringraziai come mi era stato insegnato la commessa con i tacchi altissimi e il foulard colorato al collo. “Mamma -dissi- però è triste questa storia della tipa che si innamora di uno ma che alla fine non lo può sposare, no?”
“si tesoro, tristissima..” la vedo sospirare e poi “signorina!”, richiama la commessa “mi tenga da parte anche questo paio di scarpe!”.

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